Immagine di copertina di: Lavoro agile, via libera alle linee guida nel pubblico impiego. La Cisal esprime perplessità

Fortissimi dubbi legati soprattutto al decreto dell’ottobre scorso con cui è stato disposto il rientro in presenza del personale, che rimarrà in vigore


AIl’esito dell’ incontro con il Ministro Brunetta, per la Cisal rimangono alcune criticità per il futuro del lavoro agile nella pubblica amministrazione.

I prossimi contratti di lavoro del pubblico impiego, a partire da quello delle Funzioni Centrali che è in dirittura di arrivo, disciplineranno il lavoro agile per gli aspetti relativi alle modalità di svolgimento della prestazione lavorativa, mentre i Piani integrati di attività e organizzazione agile (PIAO), laddove approvati, definiranno concretamente l’organizzazione del lavoro agile per ogni singolo ente/amministrazione pubblica.

Fermo restando questo, e pur prendendo atto che Il testo delle linee guida licenziato dal Ministro appare certamente migliorato, si è avuta la conferma, proprio a seguito di una sollecitazione avanzata dalla CISAL, che il D.M dell’8 ottobre 2021 con cui è stato disposto il rientro in presenza del personale del pubblico impiego resterà comunque in vigore e non potrà essere derogato dalla contrattazione sindacale.

Massimo Blasi, segretario confederale Cisal, evidenzia che il predetto Decreto calato, un po’ come una scure, sulle esperienze in atto di lavoro agile, imponendo un rientro di massa, ha introdotto alcune limitazioni che sia i PIAO sia i contratti di lavoro dovranno necessariamente rispettare, rischiando di depotenziare le possibilità di diffusione del lavoro agile.

Più nello specifico, rispetto a quel Decreto Ministeriale, non sono condivisibili: la previsione secondo cui dovrà essere prevalente, per ciascun lavoratore, l’esecuzione della prestazione in presenza, (art 1 comma 3 lettera b); quella che condiziona l’accesso al lavoro agile allo smaltimento di lavoro arretrato ove esso sia stato accumulato (art 1 comma 3 lettera d); la previsione che pone a carico del datore di lavoro la fornitura di idonea dotazione tecnologica omettendo, omettendo, la possibilità di fornire dotazione strumentale anche non avente carattere tecnologico, ( art. 1 comma 3 lettera f); la precisazione sul prevalente svolgimento in presenza della prestazione dei soggetti titolari di funzioni di coordinamento e controllo dei dirigenti e dei responsabili di procedimenti amministrativi (art 1 comma 3 lettera g); la rotazione del personale in presenza ove richiesto dalle misure sanitarie nella parte in cui non prevede esplicitamente il ricorso a forme massive di lavoro agile in caso di aggravarsi della situazione epidemica (art 1 comma 3 lettera h).

Proprio nel giorno in cui per la Scuola il Governo fa marcia indietro e riespande le regole che consentono il ritorno alla DAD, al fine di limitare l’impennata dei contagi in atto, per tutti gli altri settori del pubblico impiego resta confermata una regolamentazione che sembra non tener in alcun conto dell’attuale stato di emergenza e si limita ad anticipare di qualche settimana l’applicabilità di alcune norme contrattuali concepite per la gestione ordinaria e non emergenziale del fenomeno.

Immagine di copertina di: Lavoro agile, via libera alle linee guida nel pubblico impiego. La Cisal esprime perplessità

Fortissimi dubbi legati soprattutto al decreto dell’ottobre scorso con cui è stato disposto il rientro in presenza del personale, che rimarrà in vigore


AIl’esito dell’ incontro con il Ministro Brunetta, per la Cisal rimangono alcune criticità per il futuro del lavoro agile nella pubblica amministrazione.

I prossimi contratti di lavoro del pubblico impiego, a partire da quello delle Funzioni Centrali che è in dirittura di arrivo, disciplineranno il lavoro agile per gli aspetti relativi alle modalità di svolgimento della prestazione lavorativa, mentre i Piani integrati di attività e organizzazione agile (PIAO), laddove approvati, definiranno concretamente l’organizzazione del lavoro agile per ogni singolo ente/amministrazione pubblica.

Fermo restando questo, e pur prendendo atto che Il testo delle linee guida licenziato dal Ministro appare certamente migliorato, si è avuta la conferma, proprio a seguito di una sollecitazione avanzata dalla CISAL, che il D.M dell’8 ottobre 2021 con cui è stato disposto il rientro in presenza del personale del pubblico impiego resterà comunque in vigore e non potrà essere derogato dalla contrattazione sindacale.

Massimo Blasi, segretario confederale Cisal, evidenzia che il predetto Decreto calato, un po’ come una scure, sulle esperienze in atto di lavoro agile, imponendo un rientro di massa, ha introdotto alcune limitazioni che sia i PIAO sia i contratti di lavoro dovranno necessariamente rispettare, rischiando di depotenziare le possibilità di diffusione del lavoro agile.

Più nello specifico, rispetto a quel Decreto Ministeriale, non sono condivisibili: la previsione secondo cui dovrà essere prevalente, per ciascun lavoratore, l’esecuzione della prestazione in presenza, (art 1 comma 3 lettera b); quella che condiziona l’accesso al lavoro agile allo smaltimento di lavoro arretrato ove esso sia stato accumulato (art 1 comma 3 lettera d); la previsione che pone a carico del datore di lavoro la fornitura di idonea dotazione tecnologica omettendo, omettendo, la possibilità di fornire dotazione strumentale anche non avente carattere tecnologico, ( art. 1 comma 3 lettera f); la precisazione sul prevalente svolgimento in presenza della prestazione dei soggetti titolari di funzioni di coordinamento e controllo dei dirigenti e dei responsabili di procedimenti amministrativi (art 1 comma 3 lettera g); la rotazione del personale in presenza ove richiesto dalle misure sanitarie nella parte in cui non prevede esplicitamente il ricorso a forme massive di lavoro agile in caso di aggravarsi della situazione epidemica (art 1 comma 3 lettera h).

Proprio nel giorno in cui per la Scuola il Governo fa marcia indietro e riespande le regole che consentono il ritorno alla DAD, al fine di limitare l’impennata dei contagi in atto, per tutti gli altri settori del pubblico impiego resta confermata una regolamentazione che sembra non tener in alcun conto dell’attuale stato di emergenza e si limita ad anticipare di qualche settimana l’applicabilità di alcune norme contrattuali concepite per la gestione ordinaria e non emergenziale del fenomeno.