Pagamento della liquidazione nella Pa: “Si trovi una soluzione all’insegna dell’equità sociale”

Immagine di copertina di: Pagamento della liquidazione nella Pa: “Si trovi una soluzione all’insegna dell’equità sociale”

La proposta del Segretario Generale, Francesco Cavallaro


Nella Pubblica Amministrazione il pagamento della cosidetta ‘liquidazione’ (TFS/TFR) rimane differito (12 mesi dalla pensione o dopo 24 mesi se il rapporto di lavoro si interrompe per licenziamento o dimissioni del lavoratore) nonostante la Corte Costituzionale abbia sancito che la garanzia della giusta retribuzione a cui deve ispirarsi «si sostanzia non soltanto nella congruità dell’ammontare, ma anche nella tempestività dell’erogazione. – Il trattamento viene, infatti, corrisposto nel momento della cessazione dall’impiego al preciso fine di agevolare il dipendente nel far fronte alle difficoltà economiche che possono insorgere con il venir meno della retribuzione».

Tuttavia la Ragioneria Generale dello Stato ha mantenuto parere negativo rispetto alla possibilità anticipare a tre mesi (invece di un anno) il pagamento della prima rata del TFS, sottolineando la mancanza di risorse per dare seguito a tali misure. Il Segretario Generale della Cisal, Francesco Cavallaro, rimarcando come “il problema, tra l’altro, abbia dato vita ad un vero e proprio mercato bancario di prestiti per anticipazione”, propone “una soluzione all’insegna dell’equità. Come sappiamo le ‘liquidazioni’ hanno importi legati alle retribuzioni percepite durante l’intera vita lavorativa e variano notevolmente nel loro ammontare”. Al riguardo la Cisa propone “l’istituzione di un diversa modalità di rateizzazione della liquidazione, con la introduzione di una prima rata pari a 30.000 euro, uguale per tutti (a prescindere dal totale da percepire) e da corrispondere entro 90 giorni dalla data del pensionamento. In questo modo – spiega – si darebbe una prima risposta anche alle indicazioni fornite dalla Corte Costituzionale tutelando, in particolare, i lavoratori economicamente più esposti a seguito del ‘passaggio’ dallo stipendio alla pensione (la cui differenza è destinata ad aumentare a seguito della entrata a regime del calcolo contributivo) e riducendo sensibilmente l’aggravio di costi lamentato dalla Ragioneria dello Stato”.

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La proposta del Segretario Generale, Francesco Cavallaro


Nella Pubblica Amministrazione il pagamento della cosidetta ‘liquidazione’ (TFS/TFR) rimane differito (12 mesi dalla pensione o dopo 24 mesi se il rapporto di lavoro si interrompe per licenziamento o dimissioni del lavoratore) nonostante la Corte Costituzionale abbia sancito che la garanzia della giusta retribuzione a cui deve ispirarsi «si sostanzia non soltanto nella congruità dell’ammontare, ma anche nella tempestività dell’erogazione. – Il trattamento viene, infatti, corrisposto nel momento della cessazione dall’impiego al preciso fine di agevolare il dipendente nel far fronte alle difficoltà economiche che possono insorgere con il venir meno della retribuzione».

Tuttavia la Ragioneria Generale dello Stato ha mantenuto parere negativo rispetto alla possibilità anticipare a tre mesi (invece di un anno) il pagamento della prima rata del TFS, sottolineando la mancanza di risorse per dare seguito a tali misure. Il Segretario Generale della Cisal, Francesco Cavallaro, rimarcando come “il problema, tra l’altro, abbia dato vita ad un vero e proprio mercato bancario di prestiti per anticipazione”, propone “una soluzione all’insegna dell’equità. Come sappiamo le ‘liquidazioni’ hanno importi legati alle retribuzioni percepite durante l’intera vita lavorativa e variano notevolmente nel loro ammontare”. Al riguardo la Cisa propone “l’istituzione di un diversa modalità di rateizzazione della liquidazione, con la introduzione di una prima rata pari a 30.000 euro, uguale per tutti (a prescindere dal totale da percepire) e da corrispondere entro 90 giorni dalla data del pensionamento. In questo modo – spiega – si darebbe una prima risposta anche alle indicazioni fornite dalla Corte Costituzionale tutelando, in particolare, i lavoratori economicamente più esposti a seguito del ‘passaggio’ dallo stipendio alla pensione (la cui differenza è destinata ad aumentare a seguito della entrata a regime del calcolo contributivo) e riducendo sensibilmente l’aggravio di costi lamentato dalla Ragioneria dello Stato”.