Immagine di copertina di: Pnrr e Sud, al Senato la conferenza stampa organizzata dalla Cisal

Focus sulle opportunità ma anche le preoccupazioni legate ai fondi destinati al Mezzogiorno di Italia


Nella sala “Caduti di Nassirya” a Palazzo Madama le proposte ma anche le preoccupazioni espresse dalla Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori legate alla pianificazione e alla progettazione dei fondi del Pnrr al Sud. Alla presenza dei Senatori e componenti dell’Ufficio di Presidenza del Senato, Francesco Laforgia, Sergio Puglia e Paola Binetti, del Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Annamaria Parente, del Presidente della Commissione Agricoltura del Senato, Gianpaolo Vallardi, dei Senatori Fiammetta Modena, Alessandra Gallone, Marco Perosino e Nazario Pagano e del Deputato, Federico Conte, è stato il Segretario Generale della Cisal, Francesco Cavallaro, ad aprire i lavori. Dopo aver salutato e ringraziato i presenti, Cavallaro si è rivolto alla platea evidenziando che «la Cisal vuole continuare a puntare i riflettori sulla necessità che il cambiamento possa avvenire in tutte le regioni del meridione d’Italia sfruttando le risorse del Pnrr. Somme destinate, per una grossa fetta di esse, proprio a colmare i divari territoriali tra nord e sud. Divari che la pandemia da Covid-19 e la relativa crisi economica hanno accentuato andando a colpire principalmente le fasce sociali più deboli e fragili che già prima dello scoppio della pandemia erano in ginocchio. Negli ultimi giorni il presidente Draghi ha detto che non possiamo permetterci di sprecare le risorse del Pnrr destinate al Sud. Ma il rischio è molto alto. Il rischio che questo straordinario strumento anziché diminuire possa, paradossalmente, ampliare i divari esistenti tra Nord e Sud è molto alto. L’ultimo allarme, in questo senso – ha spiegato – è arrivato dallo Svimez, secondo cui l’obiettivo del 40% al Sud è ancora lontano. Tra le cause la scarsa disponibilità di strutture tecniche a sostegno delle capacità progettuali delle amministrazioni territoriali. Una situazione sottolineata nella prima relazione sullo stato di attuazione del Pnrr, pubblicata dalla Corte dei Conti. Non una novità, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia, culla di Regioni, Comuni, in balia di dissesti finanziari, apparati burocratici fragili, carenza di risorse umane e di professionalità necessarie alla gestione delle varie attività previste. Lì dove blocco del turn-over ha messo in ginocchio le amministrazioni pubbliche dove si registra un’età media vicina ai 55 anni. E’ evidente che la partita al sud, in queste condizioni, non si può vincere se non si ha a fianco il chiaro supporto delle strutture centrali dello Stato. I bandi su asili nido, riciclo rifiuti e recupero beni confiscati, prorogati perché mancavano i progetti, ne sono l’esempio più lampante. Chi è preparato ai compiti complessi di pianificazione e progettazione – ha sottolineato Cavallaro – prenderà il treno Pnrr. Chi no, lo perderà. Sarà quindi basilare che l’ampia gamma di strumenti di assistenza tecnica e di rafforzamento della capacità tecnico-amministrativa delle realtà territoriali sia prontamente disponibile. Ed è decisamente positivo anche la recente istituzione, da parte della Ragioneria generale dello Stato, di uno specifico tavolo tecnico di coordinamento, proprio dedicato alle azioni di assistenza tecnica. Ben vengano tutte le iniziative intraprese dal governo a supporto dell’avvio della ripresa del mezzogiorno. Ma non basta. La Cisal – ha rimarcato il Segretario generale – crede sia fondamentale l’instaurazione di una forte interazione tra governo centrale, regioni, imprese, sindacati, enti locali che partendo dalla spinta delle risorse del Pnrr, mediante la istituzione di un tavolo di confronto, riallinei gli squilibri creati negli anni da scelte sbagliate, in termini di politica economica, occupazionale e sociale al fine di assicurare vigilanza, legalità, semplificazione, e capitale umano per trasformare, nei tempi e nei modi giusti, le risorse in azioni concrete, in cantieri, in opere, in servizi duraturi. Siamo in ritardo – ha concluso Cavallaro – ma ancora possiamo e dobbiamo recuperare. O anziché ridurre il gap tra Nord e Sud spaccheremo ancora di più il Paese in termini economici e sociali». 

Tra i relatori anche del Direttore Generale del Centro Studi delle Camere di Commercio “G. Tagliacarne”, Gaetano Fausto Esposito, collegato via streaming: Oggi il Mezzogiorno – ha spiegato – presenta tutte le caratteristiche di un’area intrappolata nello sviluppo, con un Pil pro capite che nel 2020 è stato addirittura più basso di quello del Centro-nord rispetto al 2000, una produttività stagnante e una partecipazione al mercato del lavoro che è di quasi il 40%  inferiore a quella del Nord. Questa situazione potrebbe portare all’avvitamento verso una condizione di ulteriore minore sviluppo. A fronte di ciò il Sud sarà destinatario fino al 2027 di un volume di risorse pubbliche molto ingente: complessivamente tra PNRR, Fondi Strutturali della nuova programmazione 2021-27 e progetti collegati parliamo di 213 miliardi di euro, che per avere una idea sono il 65% di tutti i Fondi destinati dall’Unione europea per le politiche di coesione dei 27 paesi per gli anni 2021-27.

I fondi del Pnrr quindi – ha rimarcato Esposito –  rappresentano un’importante opportunità visto che si tratta di 86 miliardi e che deve essere colta superando alcuni rischi. In primo luogo che le caratteristiche di allocazione competitiva di una parte consistente di queste risorse si scontrino contro la difficoltà delle amministrazioni locali di non essere in grado di esprimere un’adeguata progettualità. Da questo punto di vista l’esperienza dei Programmi operativi regionali ha storicamente dimostrato diverse perplessità e le rilevazioni comunitarie ci dicono che la qualità delle istituzioni del Mezzogiorno  è in genere inferiore a quella (pur spesso non esaltante) del resto del Paese. Il ruolo poi richiesto ai comuni di intervenire più direttamente che nel passato potrebbe scontrarsi con la carenza di personale e professionalità: già oggi le amministrazioni comunali del Sud hanno una minore dotazione di personale per abitanti di quelle del Centro-nord e al Sud un cittadino su 3 risiede in comuni con gravi problemi finanziari. Se quindi serve un Patto – ha concluso – questo è utile e urgente che si attivi a livello locale tra istituzioni, imprese e corpi intermedi, per costruire l’ultimo miglio degli interventi del Pnrr, e monitorarne gli effetti. Il tutto accompagnato da una robusta dose di sostegno tecnico ai diversi soggetti attuatori per consentire il rispetto dei target prefissati e la qualità delle iniziative». 

Prezioso il contributo anche del mondo della politica presente. Per la Senatrice e componente dell’Ufficio di presidenza del Senato, Paola Binetti «se noi vogliamo davvero guardare al Sud come a quell’orizzonte straordinario anche di giustizia sociale, non possiamo aspettare soluzioni miracolistiche. Ci serve chiedere quali ostacoli serve rimuovere qui e ora perché questo o quel progetto, qui ed ora, possa diventare realizzabile». Per il Senatore e componente dell’Ufficio di Presidenza del Senato, Sergio Puglia «la vera sfida è quella della capacità di spedare bene quelle risorse, ma questa capacità avviene attraverso la qualità amministrativa. Quindi mi auguro maggiore attenzione su questo aspetto. Il Pnrr è un’opportunità che dobbiamo assolutamente cogliere, non possiamo farci passare davanti questo treno senza farlo fermare nelle varie stazioni del sud Italia. Lì dove più si è sofferta la mancanza di investimenti che ha ampliato inevitabilmente i divari». Per la Senatrice Fiammetta Modena «il treno Pnrr è in corsa, bisogna capire bene tutta la strumentazione fortemente innovativa. Ben venga un patto di conoscenza, di competenza di consapevolezza e che guarda con ottimismo, con fiducia, a questa straordinaria opportunità che abbiamo e che non abbiamo mai visto».     

A chiudere i lavori l’intervento del presidente Anpit, l’associazione nazionale per l’industria e il terziario, Federico Iadicicco, il quale ha sottolineato che «l’obiettivo del Pnrr dovrebbe essere quello di saper generare crescita. La criticità principale dell’utilizzo dei fondi europei è portare investimenti virtuosi sul territorio, capaci di creare sviluppo e occupazione, e per fare questo non occorre solo spendere ma saper spendere bene. L’auspicio è rivolto tanto agli enti pubblici quanto alle imprese, che in questo scenario hanno ruoli importanti, altrimenti rischiamo di caricare le nuove generazioni di debiti. Credo – ha aggiunto – sia decisivo un cambio d’impostazione del Pnrr: non risorse in cambio di riforme ma riforme in cambio di risorse. Sostenere il Mezzogiorno è determinante. L’Italia rappresenta un ponte sul Mediterraneo, è lì che passeranno le nuove ricchezze tra cui la corsa alle ‘terre rare’ africane, in quest’ottica il Sud diventa strategico e d’interesse nazionale ed europeo. Dati alla mano – chiosa – ci dicono che nel 2050 la popolazione italiana sarà dimezzata, un altro sforzo da fare quindi è intervenire per contrastare l’emergenza demografica. La natalità va incentivata perché una nazione che non fa figli non ha futuro, così come bisogna consentire ai nostri ragazzi di rimanere a studiare e a lavorare nella propria terra d’origine ed essere loro stessi ricchezza e volano di sviluppo dell’Italia». 

Immagine di copertina di: Pnrr e Sud, al Senato la conferenza stampa organizzata dalla Cisal

Focus sulle opportunità ma anche le preoccupazioni legate ai fondi destinati al Mezzogiorno di Italia


Nella sala “Caduti di Nassirya” a Palazzo Madama le proposte ma anche le preoccupazioni espresse dalla Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori legate alla pianificazione e alla progettazione dei fondi del Pnrr al Sud. Alla presenza dei Senatori e componenti dell’Ufficio di Presidenza del Senato, Francesco Laforgia, Sergio Puglia e Paola Binetti, del Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Annamaria Parente, del Presidente della Commissione Agricoltura del Senato, Gianpaolo Vallardi, dei Senatori Fiammetta Modena, Alessandra Gallone, Marco Perosino e Nazario Pagano e del Deputato, Federico Conte, è stato il Segretario Generale della Cisal, Francesco Cavallaro, ad aprire i lavori. Dopo aver salutato e ringraziato i presenti, Cavallaro si è rivolto alla platea evidenziando che «la Cisal vuole continuare a puntare i riflettori sulla necessità che il cambiamento possa avvenire in tutte le regioni del meridione d’Italia sfruttando le risorse del Pnrr. Somme destinate, per una grossa fetta di esse, proprio a colmare i divari territoriali tra nord e sud. Divari che la pandemia da Covid-19 e la relativa crisi economica hanno accentuato andando a colpire principalmente le fasce sociali più deboli e fragili che già prima dello scoppio della pandemia erano in ginocchio. Negli ultimi giorni il presidente Draghi ha detto che non possiamo permetterci di sprecare le risorse del Pnrr destinate al Sud. Ma il rischio è molto alto. Il rischio che questo straordinario strumento anziché diminuire possa, paradossalmente, ampliare i divari esistenti tra Nord e Sud è molto alto. L’ultimo allarme, in questo senso – ha spiegato – è arrivato dallo Svimez, secondo cui l’obiettivo del 40% al Sud è ancora lontano. Tra le cause la scarsa disponibilità di strutture tecniche a sostegno delle capacità progettuali delle amministrazioni territoriali. Una situazione sottolineata nella prima relazione sullo stato di attuazione del Pnrr, pubblicata dalla Corte dei Conti. Non una novità, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia, culla di Regioni, Comuni, in balia di dissesti finanziari, apparati burocratici fragili, carenza di risorse umane e di professionalità necessarie alla gestione delle varie attività previste. Lì dove blocco del turn-over ha messo in ginocchio le amministrazioni pubbliche dove si registra un’età media vicina ai 55 anni. E’ evidente che la partita al sud, in queste condizioni, non si può vincere se non si ha a fianco il chiaro supporto delle strutture centrali dello Stato. I bandi su asili nido, riciclo rifiuti e recupero beni confiscati, prorogati perché mancavano i progetti, ne sono l’esempio più lampante. Chi è preparato ai compiti complessi di pianificazione e progettazione – ha sottolineato Cavallaro – prenderà il treno Pnrr. Chi no, lo perderà. Sarà quindi basilare che l’ampia gamma di strumenti di assistenza tecnica e di rafforzamento della capacità tecnico-amministrativa delle realtà territoriali sia prontamente disponibile. Ed è decisamente positivo anche la recente istituzione, da parte della Ragioneria generale dello Stato, di uno specifico tavolo tecnico di coordinamento, proprio dedicato alle azioni di assistenza tecnica. Ben vengano tutte le iniziative intraprese dal governo a supporto dell’avvio della ripresa del mezzogiorno. Ma non basta. La Cisal – ha rimarcato il Segretario generale – crede sia fondamentale l’instaurazione di una forte interazione tra governo centrale, regioni, imprese, sindacati, enti locali che partendo dalla spinta delle risorse del Pnrr, mediante la istituzione di un tavolo di confronto, riallinei gli squilibri creati negli anni da scelte sbagliate, in termini di politica economica, occupazionale e sociale al fine di assicurare vigilanza, legalità, semplificazione, e capitale umano per trasformare, nei tempi e nei modi giusti, le risorse in azioni concrete, in cantieri, in opere, in servizi duraturi. Siamo in ritardo – ha concluso Cavallaro – ma ancora possiamo e dobbiamo recuperare. O anziché ridurre il gap tra Nord e Sud spaccheremo ancora di più il Paese in termini economici e sociali». 

Tra i relatori anche del Direttore Generale del Centro Studi delle Camere di Commercio “G. Tagliacarne”, Gaetano Fausto Esposito, collegato via streaming: Oggi il Mezzogiorno – ha spiegato – presenta tutte le caratteristiche di un’area intrappolata nello sviluppo, con un Pil pro capite che nel 2020 è stato addirittura più basso di quello del Centro-nord rispetto al 2000, una produttività stagnante e una partecipazione al mercato del lavoro che è di quasi il 40%  inferiore a quella del Nord. Questa situazione potrebbe portare all’avvitamento verso una condizione di ulteriore minore sviluppo. A fronte di ciò il Sud sarà destinatario fino al 2027 di un volume di risorse pubbliche molto ingente: complessivamente tra PNRR, Fondi Strutturali della nuova programmazione 2021-27 e progetti collegati parliamo di 213 miliardi di euro, che per avere una idea sono il 65% di tutti i Fondi destinati dall’Unione europea per le politiche di coesione dei 27 paesi per gli anni 2021-27.

I fondi del Pnrr quindi – ha rimarcato Esposito –  rappresentano un’importante opportunità visto che si tratta di 86 miliardi e che deve essere colta superando alcuni rischi. In primo luogo che le caratteristiche di allocazione competitiva di una parte consistente di queste risorse si scontrino contro la difficoltà delle amministrazioni locali di non essere in grado di esprimere un’adeguata progettualità. Da questo punto di vista l’esperienza dei Programmi operativi regionali ha storicamente dimostrato diverse perplessità e le rilevazioni comunitarie ci dicono che la qualità delle istituzioni del Mezzogiorno  è in genere inferiore a quella (pur spesso non esaltante) del resto del Paese. Il ruolo poi richiesto ai comuni di intervenire più direttamente che nel passato potrebbe scontrarsi con la carenza di personale e professionalità: già oggi le amministrazioni comunali del Sud hanno una minore dotazione di personale per abitanti di quelle del Centro-nord e al Sud un cittadino su 3 risiede in comuni con gravi problemi finanziari. Se quindi serve un Patto – ha concluso – questo è utile e urgente che si attivi a livello locale tra istituzioni, imprese e corpi intermedi, per costruire l’ultimo miglio degli interventi del Pnrr, e monitorarne gli effetti. Il tutto accompagnato da una robusta dose di sostegno tecnico ai diversi soggetti attuatori per consentire il rispetto dei target prefissati e la qualità delle iniziative». 

Prezioso il contributo anche del mondo della politica presente. Per la Senatrice e componente dell’Ufficio di presidenza del Senato, Paola Binetti «se noi vogliamo davvero guardare al Sud come a quell’orizzonte straordinario anche di giustizia sociale, non possiamo aspettare soluzioni miracolistiche. Ci serve chiedere quali ostacoli serve rimuovere qui e ora perché questo o quel progetto, qui ed ora, possa diventare realizzabile». Per il Senatore e componente dell’Ufficio di Presidenza del Senato, Sergio Puglia «la vera sfida è quella della capacità di spedare bene quelle risorse, ma questa capacità avviene attraverso la qualità amministrativa. Quindi mi auguro maggiore attenzione su questo aspetto. Il Pnrr è un’opportunità che dobbiamo assolutamente cogliere, non possiamo farci passare davanti questo treno senza farlo fermare nelle varie stazioni del sud Italia. Lì dove più si è sofferta la mancanza di investimenti che ha ampliato inevitabilmente i divari». Per la Senatrice Fiammetta Modena «il treno Pnrr è in corsa, bisogna capire bene tutta la strumentazione fortemente innovativa. Ben venga un patto di conoscenza, di competenza di consapevolezza e che guarda con ottimismo, con fiducia, a questa straordinaria opportunità che abbiamo e che non abbiamo mai visto».     

A chiudere i lavori l’intervento del presidente Anpit, l’associazione nazionale per l’industria e il terziario, Federico Iadicicco, il quale ha sottolineato che «l’obiettivo del Pnrr dovrebbe essere quello di saper generare crescita. La criticità principale dell’utilizzo dei fondi europei è portare investimenti virtuosi sul territorio, capaci di creare sviluppo e occupazione, e per fare questo non occorre solo spendere ma saper spendere bene. L’auspicio è rivolto tanto agli enti pubblici quanto alle imprese, che in questo scenario hanno ruoli importanti, altrimenti rischiamo di caricare le nuove generazioni di debiti. Credo – ha aggiunto – sia decisivo un cambio d’impostazione del Pnrr: non risorse in cambio di riforme ma riforme in cambio di risorse. Sostenere il Mezzogiorno è determinante. L’Italia rappresenta un ponte sul Mediterraneo, è lì che passeranno le nuove ricchezze tra cui la corsa alle ‘terre rare’ africane, in quest’ottica il Sud diventa strategico e d’interesse nazionale ed europeo. Dati alla mano – chiosa – ci dicono che nel 2050 la popolazione italiana sarà dimezzata, un altro sforzo da fare quindi è intervenire per contrastare l’emergenza demografica. La natalità va incentivata perché una nazione che non fa figli non ha futuro, così come bisogna consentire ai nostri ragazzi di rimanere a studiare e a lavorare nella propria terra d’origine ed essere loro stessi ricchezza e volano di sviluppo dell’Italia».