Immagine di copertina di: Gli italiani sono diventati meno di 59 milioni, record negativo sulla natalità

Un inverno demografico da cui il Paese non sembra per niente prossimo all’uscita, il Segretario Generale Francesco Cavallaro: il lavoro è il principale strumento per sostenere concretamente la formazione di nuovi nuclei familiari e, quindi, la natalità


La popolazione in Italia conta 58.997.201 residenti al 31 dicembre 2022. Dopo aver superato i 60 milioni all’inizio degli anni 10 del duemila, il censimento dell’Istat ha registrato cali su cali, fino a scendere di nuovo sotto un altro livello simbolico: quello dei 59 milioni. La flessione, rispetto al 2021, è di 32.932 individui. Il risultato è dato da una serie di fattori, a partire dalla dinamica demografica fortemente negativa, pari a meno 179.416 persone. I nati sono stati 393mila nel 2022. Rispetto al 2021 si registra un meno 1,7%, che di per sé non sembra un dato drammatico. Il problema è molto più evidente se si confronta il valore con quello registrato nel 2008: sono 183mila i nuovi nati in meno in termini assoluti, una riduzione del 31,8%. E a proposito di nascite: continua a calare il numero medio di figli per donna, in linea con i trend che vanno avanti appunto dal 2010. L’età media al parto, invece, resta stabile ma molto avanzata – soprattutto se si fa il confronto con altri Paesi Ue – e pari a 32,4 anni. Il primo figlio, in media, arriva a 31,6 anni. Non ci sono grandi differenze tra Nord, Sud, Centro e Isole. Anche perché le Regioni con le madri più “mature” sono Basilicata e Sardegna.

“In Italia si fanno pochi figli principalmente per mancanza di lavoro. La precarietà crea insicurezza. E l’insicurezza non aiuta i giovani a mettere su famiglia – commenta il Segretario Generale, Francesco Cavallaro. Il lavoro è il principale strumento per sostenere concretamente la formazione di nuovi nuclei familiari e, quindi, la natalità. Incentivare la natalità garantendo un’occupazione stabile e dei salari dignitosi ai giovani, supportando la maternità delle lavoratrici, è la strada principale da seguire per fronteggiare il problema, certificato dagli ultimi dati statistici: una nazione che non fa figli non ha futuro. Senza considerare, inoltre, i riflessi preoccupanti che il basso tasso di natalità produrrà, fra qualche anno, sulla tenuta del sistema pensionistico

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Un inverno demografico da cui il Paese non sembra per niente prossimo all’uscita, il Segretario Generale Francesco Cavallaro: il lavoro è il principale strumento per sostenere concretamente la formazione di nuovi nuclei familiari e, quindi, la natalità


La popolazione in Italia conta 58.997.201 residenti al 31 dicembre 2022. Dopo aver superato i 60 milioni all’inizio degli anni 10 del duemila, il censimento dell’Istat ha registrato cali su cali, fino a scendere di nuovo sotto un altro livello simbolico: quello dei 59 milioni. La flessione, rispetto al 2021, è di 32.932 individui. Il risultato è dato da una serie di fattori, a partire dalla dinamica demografica fortemente negativa, pari a meno 179.416 persone. I nati sono stati 393mila nel 2022. Rispetto al 2021 si registra un meno 1,7%, che di per sé non sembra un dato drammatico. Il problema è molto più evidente se si confronta il valore con quello registrato nel 2008: sono 183mila i nuovi nati in meno in termini assoluti, una riduzione del 31,8%. E a proposito di nascite: continua a calare il numero medio di figli per donna, in linea con i trend che vanno avanti appunto dal 2010. L’età media al parto, invece, resta stabile ma molto avanzata – soprattutto se si fa il confronto con altri Paesi Ue – e pari a 32,4 anni. Il primo figlio, in media, arriva a 31,6 anni. Non ci sono grandi differenze tra Nord, Sud, Centro e Isole. Anche perché le Regioni con le madri più “mature” sono Basilicata e Sardegna.

“In Italia si fanno pochi figli principalmente per mancanza di lavoro. La precarietà crea insicurezza. E l’insicurezza non aiuta i giovani a mettere su famiglia – commenta il Segretario Generale, Francesco Cavallaro. Il lavoro è il principale strumento per sostenere concretamente la formazione di nuovi nuclei familiari e, quindi, la natalità. Incentivare la natalità garantendo un’occupazione stabile e dei salari dignitosi ai giovani, supportando la maternità delle lavoratrici, è la strada principale da seguire per fronteggiare il problema, certificato dagli ultimi dati statistici: una nazione che non fa figli non ha futuro. Senza considerare, inoltre, i riflessi preoccupanti che il basso tasso di natalità produrrà, fra qualche anno, sulla tenuta del sistema pensionistico